COVID -19 soluzioni urgenti a sostegno delle Piccole e Medie Imprese

STATO DI EMERGENZA IMPRESA

A seguito della richiesta di tantissime aziende e professionisti che NON hanno trovato, attualmente, riscontro nella interlocuzione con Confindustria, altre associazioni e dalla politica, stante l’urgentissima situazione che attaglia il settore economico, il Gruppo di lavoro è stato costretto a ragionare una “possibile” strada da intraprendere per il sostegno dell’Economia.

Il presupposto da cui VOGLIONO partire le PMI è:

PAGARE TUTTI I DEBITI. DAGLI STIPENDI ALLE TASSE!

PREMESSA SINTETICA

E’ evidente prevedere che il mancato FATTURATO delle aziende perdurerà ben oltre il mese di chiusura previsto in tutte le filiere dei dettaglianti (e dei fornitori di questi ultimi) così come dei servizi connessi alle stesse e dei locali a loro concessi in affitto. Se si crede che il danno economico si possa risolvere con lo spostamento (sospensione) di debiti o, ancora con fidi o prestiti dagli iter complessi e possa rientrare nel breve periodo (es. 18 mesi) tali misure, sebbene certamente di ausilio, NON determineranno il recupero del mancato fatturato; posto che un danno di tale natura, a parità di costi, non lo si recupera che in diversi anni (!)

PROPOSTA

1) Avviare immediatamente una GARANZIA DELLO STATO da concedere ALLE BANCHE PER EROGARE PRESTITI CHIROGRAFARI (già ex lege determinato nel tempo di durata massimo pari a 7 anni) scelta del tempo di rientro per inserirsi in procedure bancarie già collaudate(chirografarie) e quindi modalità snelle e rapide nei tempi di erogazione;

2) Il sistema delle garanzie eventualmente offerte dallo Stato potrà fondarsi sulla implementazione dei Fondi di garanzia esistenti (2 mld di dotazione per 40 mld di prestiti coperti) o, altrimenti, creando procedure ad hoc in coordinazione con le regioni;

3) Si fa presente che non è contemplato in D.L. “Cura Italia” che il testo normativo del Fondo di Garanzia prevede la possibilità di garantire fino a 84 mesi con preammortamento di 12 mesi anche ad imprese individuali (partite IVA) sia in contabilità ordinaria che semplificata. Occorre evidenziare ciò.

4) Concedere alle aziende un piano di rientro: ALMENO A 7 ANNI e CON 1ANNO DI PREAMMORTAMENTO (se adottato lo strumento chirografario di cui al punto 1) o in subordine una misura straordinaria quale un c.d. “prestito di guerra” con la previsione di piani di rientro e ammortamento scaglionati a 10, 15 o 20 anni.

5) OCCORRE prevedere la indicazione di un c.d. “TETTO MASSIMO” sulla base del quale le imprese possano o meno attingere presso gli istituti (in caso ovviamente di copertura del fondo di garanzia) per i PRESTITI NECESSITATI. E a tale scopo, potrebbe indicarsi un importo pari a 6 mesi del fatturato medio (da decidere se gli ultimi 6 mesi ante crisi oppure i 6 mesi equivalenti allo stesso periodo dell’anno 2019) DA CUI DEDURRE L’ACCESSO ALLA CASSA INTEGRAZIONE. Con questa modalità, anche in ragione del CONTENIMENTO DELLE RISORSE, non ci saranno imprese che attingeranno al Fondo in misura sproporzionata rispetto alle reali necessità contingenti ampiamente coperte (speriamo) con l’ottenimento dal circuito finanziario di 6 mesi di fatturato da restituire a tasso 0 in 84 mesi (tempo sufficiente a smaltire un danno di tale portata). Si evince infatti che si potrebbe attingere a detti fondi anche per “una rinegoziazione dei prestiti esistenti” per il quale, si ritiene, che il fondo, in questi casi, dovrebbe intervenire solo per l’incremento dell’importo massimale indicato.

6) Non è prevista la procedura per i pagamenti ai lavoratori della Cassa Integrazione: La procedura giuslavoristica, come noto, prevede la conciliazione tra datore di lavoro e Sindacati. NON C’E’ TEMPO. Occorre una procedura di ACCESSO DIRETTO ALL’INPS. Inoltre attualmente tutte le sigle sindacali stanno chiedendo di far sottoscrivere alle aziende accordo che preveda “il comprensibile” anticipo della cassa integrazione da parte delle aziende ma le aziende non hanno liquidità e non possono prendere questo impegno e quindi non firmano. Il vero rischio sarà non avere il pagamento degli stipendi a breve!!!

7) Non sono previste (questa è altra vera necessità) PROCEDURE RAPIDE e convenzioni con gli Istituti di Credito al fine di erogare mutui di lunga durata come quello suggerito.
Solo così le aziende martoriate da questa emergenza potranno pagare a scadenza tutti i debiti (in quanto è perfettamente inutile spostarle di un mese o più) gli stipendi (in attesa anche della cassa integrazione) e spalmare nel lungo termine il danno dei mancati ricavi di questo periodo (vedremo se saranno 2, 3 o più mesi) con, appunto, un anno di preammortamento e 7 di rimborso; con tasso 0% o prossimo.
O con “prestito di guerra” con ammortamenti più lunghi (10, 15, 20 anni) con interessi entro lo 0,50%.

EFFETTI

1) Lo Stato, per contro, non dovrebbe sperperare risorse di liquidità preziose per la Sanità, per la cassa integrazione o altre emergenze; anzi potrebbe delegare agli Istituti di Credito – anche per tramite di autocertificazioni dei commercialisti delle aziende – ai fini della verifica del puntuale pagamento dei contributi RATEIZZATI (O MENO).

2) Lo Stato non dovrebbe attendere le decisioni UE e procedere così rapidamente.

CONSIDERAZIONI ULTERIORI A SOSTEGNO

1) Apertura alla sanatoria fiscale “quater” posto che con una immissione di liquidità si aprirebbero scenari anche per chi non ha potuto aderire ma sta continuando a lavorare. Così ci sarebbe la possibilità di ULTERIORI ENTRATE NELLE CASSE DELLO STATO al fine di ammortizzare – anche solo in parte – la manovra economica (lo Stato potrebbe monetizzare con rapidità).

2) CONTENERE la GARANZIA dello Stato, nei confronti delle Banche, in un range minimo dall’ 85% al 95%; più basso per le grandi aziende e più alto per le PMI (vera ossatura del nostro sistema economico); in questo modo le banche potranno verificare il merito creditizio rapidamente (non l’andamentale ma eventuali protesti o situazioni di incaglio pregresse alla crisi).

3) Delegare agli organi prefettizi locali il controllo e vigilanza sulla condotta tenuta dagli Istituti di credito (tempi e modalità) affinchè questi eroghino i prestiti secondo una classificazione da determinarsi, anzitutto, in ragione della tipologia delle attività commerciali, quindi della erogazione dei beni, servizi e prodotti di prima necessità.

4) CONTENERE il rating in cui le Banche, invece, si stanno imbrigliando. Esse infatti bloccano, di fatto, erogazioni anche a macellerie industriali, gastronomie industriali, panifici o altre aziende che producono beni per il settore alimentare le quali, avendo ricevuto insoluti da parte di altre attività – es. bar, ristoranti e alberghi – peggiorano, a loro volta, il rating, per contro e al contempo, hanno ordini dalle botteghe alimentari e dai supermercati. Ciò può significare che se non riusciranno ad avere la liquidità necessaria per pagare le forniture, i consumi e gli stipendi, tutto si bloccherà con il concreto rischio che avremo di NON REPERIRE MERCI NEI SUPERMERCATI.

5) Lo stesso dicasi anche per le grandi aziende ora bloccate nell’export che hanno sicuramente bisogno di un polmone finanziario per recuperare il gap di perdite che si creerà in questo periodo.

Certo di avere contribuito in modo utile alla gestione dell’emergenza nazionale, ringrazio per l’attenzione dedicata

Avv. Mario Galluppi di Cirella (Presidente Byron Associati)

Dott. Raffaele Quarantelli (Presidente AmpiaProf)